La seguirono sino alla cima. Tutto il fumo e le case erano scomparsi, e la moto era in un ampio spazio di prato molto fresco e colorato sebbene pallido nella prima luce. Avevano lasciato Firenze seduta sul suo Arno. Una linea d’ombra sottilissima si assottigliava all’orizzonte, appena abbastanza spessa da sopportare il peso delle montagne, che tuttavia vi gravava sopra. Erano liberi da strade, liberi dall’umanità, e la stessa euforia per la loro libertà li attraversava tutti.

La moto si stava facendo strada costantemente attraverso piccole strade e di pozzanghere che la schiaffeggiavano e poi sfrigolavano come acqua effervescente quando gli schizzi raggiungevano gli scarichi, lasciando un piccolo bordo di bolle e schiuma su entrambe le ruote. L’incolore cielo di ottobre era appena coperto da nuvole, come da una scia di fumo di legna, e l’aria era meravigliosamente salata e frizzante. In effetti faceva troppo freddo per stare fermi. La signora Eleonora strinse le braccia attorno al corpo del marito, e mentre si allontanavano davanti a me si poteva vedere dal modo in cui le sue teste inclinate si avvicinavano che aveva qualcosa da comunicare…